La cantautrice Nada racconta il legame ritrovato con il paese di origine e i progetti per il futuro
A soli 15 anni dal piccolo paese di Gabbro, zona in collina nel comune di Rosignano Marittimo, prende il volo. Dopo i successi sanremesi con “Ma che freddo fa”, l’esordio e poi la vittoria con “Il cuore è uno zingaro”, arriva la collaborazione con il “vicino di casa”, Piero Ciampi. Era il 1973 e nel panorama della musica italiana di allora, la loro collaborazione fece scalpore. Livornese come lei, già allora ero uno dei personaggi più geniali e al tempo stesso più ignorati della musica. E la fuga, la voglia di uscire per aprirsi al grande palcoscenico e la rottura, in un certo senso, con le orgini. Che poi invece ha riscoperto, attraverso anche l’attività di scrittrice e oggi ripercorre con intenso trasporto e un pò di commozione. Gli anni dell’infanzia, dei giochi in strada e del tempo trascorso con la nonna e le nonne del paese, figura indelebile in una memoria ormai matura.
L’infanzia è un periodo che si porta nel cuore per sempre…
Dove uno nasce vi rimane legato per sempre. Quando sei piccolo non ti rendi molto conto, hai voglia di evadere, scoprire, andare. Poi col tempo ti riappacifichi con gli anni dell’infanzia, della crescita, che restano dentro: i colori, i sapori, i profuni, le persone con cui sei cresciuta. In particolare le nonne nel piccolo paese, ognuno sapeva tutto dell’altro. Non solo ricordi ma eventi e sentimenti importanti che segnano la vita.
Ricorda come trascorreva le estati?
Non erano vacanze come chi lasciava la città. Abitavamo vicino al mare e quindi era più facile andarci. Non andavamo a scuola e restavamo a giocare nei cortili, nei campi e quando i nostri genitori non lavoravano allora potevamo andare al mare.
Qual’è stata una delle figure più significative di quel periodo?
Sicuramente mia nonna, una figura importante, la compagna di giochi, la persona che ti permette di più della mamma, perchè quello è il suo ruolo. La mia era molto allegra e vivace. Sono nata come figlia unica, mia madre era già grande, mia nonna era una compagna di festa. Tipica, per l’accento, per i modi di dire, bella sfacciata, toscana.
Il legame con Rosignano è ancora vivo?
Ho perso per anni i contatti con Rosignano, uno stacco forte dato dal grande successo ottenuto. Ero impreparata. Anche per come mi vedevano le persone, non capivo, mi infastidiva. Tornavo per i miei familiari ma ero sempre un po’ staccata. Poi nel tempo mi sono riavvicinata anche a persone della mia infanzia e ho scritto il libro “Il mio cuore umano” dove racconto il mio paese prima di iniziare il mestiere, dandone un quadro generale. L’ho scritto come viaggio nella memoria, come sorta di gratitudine, un atto dovuto verso una realtà apparentemente persa ma poi ancora viva dentro ognuno di noi.
E la vicina Livorno… tra l’altro fucina importante di artisti?
A Livorno ho frequentato le scuole medie poi mi sono trasferita a Roma. La amo, ho tanti ricordi che riguardano la mia famiglia e gli amichetti della scuola. C’è una realtà musicale si, ma come in altri posti, magari fa un po’ impressione perchè resta un po’ più defilata rispetto alle altre province. E’ una città variopinta, piena di artisti, di persone un po’ folli. Un posto di mare.Di Bolgheri cosa racconta?
Conosco Bolgheri, il viale dei Cipressi è una strada che amo. Spesso mi fermo a San Guido, un luogo che resto ad ammirare.
Una cantante come lei ha attraversato 40 anni di musica italiana con successi, metamorfosi di stile. Riesce a fare un bilancio?
Sono molto istintiva, non seguo regole. Faccio quello che sento e scelgo modi a me consoni per rappresentarlo. Oggi ci sono molti più mezzi per fare musica. In realtà non ci sono regole. Io sono curiosa e mi piace sperimentare. Ognuno può scegliere ciò che sente più vicino. I cambiamenti esterni mi hanno poco condizionato. E’ sempre stato difficile vivere di musica e di arte. Non ci sono garanzie e sicurezza. Poi guadagnare è un’altra cosa. Si può vivere con poco o con tanto. Ad ogni modo sono discorsi che mi confondono.
Cosa pensa dei talent?
I talent sono un’opportunità, devo dire che non li seguo perché non mi appassionano. Faccio questo lavoro e magari mi ci rapporto in maniera differente. Credo che se c’è un talento, ovunque vada, riesce ad emergere, questo si. Se non c’è si sgonfia.
Oggi è più difficile fare buona musica?
Ci sono sempre cose interessanti, bisogna cercarle e saperle trovare. Magari hanno meno spazio, il mercato stesso spinge verso le cose più semplici, che stanno già nell’aria. I talenti ci sono talvolta , faticano ad uscire, ma oggi ci sono molti spazi dove proporsi e in cui possono nascere cose interessanti, vere, forti.
Di Sanremo che dice? Continua ad essere un palcoscenico importante?
Sanremo fa parte dell’Italia. E’ molto seguito, un appuntamento, una vetrina. Se uno ha qualcosa di buono lo può presentare. L’ultima volta ci sono stata nel 2007 con un progetto interessante da proporre ad un pubblico più vasto. Ci sono tante opportunità, basta non farsi usare, trovare il giusto mezzo per dire, per raccontarsi.
C’è qualcosa che non rifarebbe?
Chissà quante cose oppure le rifarei molto meglio. Ma tanto questa possibilità non esiste quindi è inutile pensarci.
E’ una persona nostalgica?
Non sono nostalgica per tutto ma per i miei sentimenti, per la mia parte intima. Non è una nostalgia con rimpianto e ritorno al passato. Guardo sempre avanti e vivo il presente. Si tratta di più della nostalgia degli affetti, delle passioni e dei sentimenti.
Nada, la ribelle?!
Sempre stata soggetta a giudizi. Ma ognuno può pensare ciò che vuole, immaginarti come vuole. Ma alla fine come sono non lo sa nessuno e forse non lo so nemmeno io.
Nel futuro?
Tanti progetti a partire da un singolo in uscita come anticipo del lavoro del prossimo anno.
E il sogno nel cassetto?
Sono fortunata. Ma i sogni ci sono sempre, come quello nel cassetto che è di vario genere.
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