Sono due i connotati principali che contraddistinguono l’azienda Le Macchiole a Bolgheri. L’artigianalità e la storicità. E’ stata una delle prime e non ha mai perso l’attaccamento al territorio, non ha strafatto, mantenendo una dimensione quasi intima. Alla guida una donna, considerata tra le maggiori “lady wine” italiane, ma non solo. Si tratta di Cinzia Merli che con convinzione e tanta determinazione ha portato avanti il sogno del marito Eugenio, scomparso prematuramente, agli albori di quello che sarebbe diventato il fenomeno Bolgheri. Oggi è affiancata dai figli, Elia, il più grande, che si occupa della parte agronomica, guidato dal fratello di Cinzia, Massimo, e Mattia, che invece seguirà le orme della madre come rappresentante nel mondo. L’enologo interno storico è Luca Rettondini. “Negli ultimi dieci anni – spiega la Merli – l’azienda è stata stravolta ma solo in termini di sperimentazione. Ora capisco cosa intendeva mio marito, quando parlava di continuare a scoprire. Io lo tenevo coi piedi per terra, con la mia forte autocritica. Un fattore però che accostato alla politica severa che ho condotto, sul non accontentarmi mai, sul non sentirmi mai arrivata, mi ha aiutato a crescere e a spostare i paletti degli obiettivi sempre più in avanti”.
Il focus più importante per Le Macchiole è stato lo studio unito all’avanguardia con la nascita di Paleo, cabernet franc in purezza. Oggi che è diventato quasi consuetudine produrlo a Bolgheri in purezza, c’è chi nei lontani “primi giorni” del vino a Bolgheri, aveva già predetto il futuro. E come dice Abraham Lincoln “Il miglior modo di predire il futuro è crearlo”.

Il Cabernet Franc e Bolgheri
Il cabernet franc e Bolgheri si stanno dimostrando sempre più interconnessi dando vita ad un legame forte e onesto. Il territorio ha accolto questa varietà in maniera chiara e spontanea, ha messo a disposizione le condizioni di cui ha bisogno: luce, calore, terreni in cui è capace di acclimatarsi mantenendo la sua fisionomia ma, anzi, acquistando caratteristiche peculiari come la marcata speziatura e i timbri aromatici mediterranei.
Le Macchiole e Bolgheri. La primigenia
A Le Macchiole non possiamo dire di aver scoperto il cabernet franc, era già presente sul territorio e utilizzato nei tagli bordolesi di altre aziende.Possiamo però certamente vantare il primato di aver dato a questa varietà l’attenzione che merita. Abbiamo fatto una scelta coraggiosa, oramai 20 anni fa, trasformando il nostro Paleo Rosso in un cabernet franc al 100%, sconvolgendo la nomea di vitigno difficile e ribelle e dando a questa varietà la possibilità di esprimersi liberamente, senza filtri, senza addomesticarla.
Una avanguardia annunciata. Come ci si sente ad esserne stati i precursori?
Ci sentiamo orgogliosi, ci sentiamo dei pionieri, degli esploratori. Siamo fieri del percorso fatto dal cabernet franc a Bolgheri, e sentiamo sulle spalle anche delle responsabilità. Con il tempo anche altri produttori, molti a dire il vero, ci hanno seguito su questa strada. La stessa Doc ha introdotto la “purezza” tra le varie opzioni disponibili per produrre Doc e Doc Superiore.
Gli ettari vitati a cabernet franc crescono di anno in anno, segno che probabilmente questa è una delle strade percorribili. Questo vitigno si sta legando a doppio filo con il nostro territorio e si propone come uno degli interpreti principali.
Lo sviluppo negli anni e il cambiamento nel tempo?
Fin da subito ci siamo resi conto, grazie alle microvinificazioni che da sempre abbiamo fatto, che questa varietà riesce a dare delle sfumature diverse in base alle diverse collocazioni delle vigne all’interno della denominazione. Per intenderci, cabernet franc piantato in zone con composizione di suolo diverse può dare dei caratteri molto diversi tra loro. Il territorio di Bolgheri è fortemente variegato. Non troviamo le stesse situazioni pedoclimatiche ovunque.
Noi abbiamo fatto di queste diversità il nostro punto di forza andando a comporre una sorta di puzzle e unendo le diverse vinificazioni provenienti da zone diverse. Ecco perché il Paleo Rosso non è frutto di una unica vigna, ma è dato dall’unione di 4 diversi appezzamenti. Ma non ci siamo certo fermati; presto a questi se ne aggiungerà sicuramente un altro con l’idea di ampliare lo spettro aromatico e gustativo di questo vino bandiera per l’azienda e il territorio.
Il futuro
Come già detto non abbiamo intenzione di fermarci. Abbiamo infatti recentemente piantato questa varietà in aree della denominazione per noi, fino ad oggi, mai esplorate. Abbiamo un nuovo vigneto in collina con esposizione ovest dal quale ci aspettiamo grandi cose. In più stiamo ancora lavorando sulle vinificazioni e sugli affinamenti. Si è vero, pensiamo di poter sostenere che Paleo è diventato un punto di riferimento. Ma questo non vuol dire che tutto è stato fatto. Ci sono ancora tante cose da fare, tanti progetti da realizzare in merito, tante strade ancora da percorrere.