Due anni fa erano usciti con 5000 bottiglie e in etichetta la scritta Bolgheri. Oggi invece sono arrivati in pianta stabile con un investimento di circa 2,5 milioni di euro. Il grande gruppo vitivinicolo Bonacchi, che nasce a Montalbano, in provincia di Quarrata, nel pistoiese, e che negli anni ha conquistato le grandi griffe territoriali toscane dal Chianti Classico al Brunello, dal Chianti colli senesi a Bolgheri, ha acquistato 4 ettari nella patria di Sassicaia. La prima vendemmia autonoma con uve del territorio bolgherese sarà la 2022, mentre le prime bottiglie ad uscire saranno di Bolgheri rosso con la 2021 in etichetta, visto che al momento dell’acquisto le uve erano già in cantina. L’azienda toscana, che produce in totale circa 3 milioni di bottiglie con tutte le realtà che possiede, ha comprato l’azienda agricola La Cerretella di proprietà di Michela Bianchi, una imprenditrice locale. Quattro ettari di cui, attualmente,circa due a Doc Bolgheri, anche se non faceva parte del Consorzio della Doc Bolgheri. Siamo nella campagna interna che collega Bolgheri, la Strada del vino, a Donoratico. Le aziende più vicine sono Campo al Pero, Fornacelle e Podere Sapaio. Nel pacchetto anche un immobile e la cantina. L’enologo del gruppo è Ivan Misuri, tra l’altro vincitore del Premio Gambelli, under 40, nel 2020. La produzione con la precedente proprietà si aggirava attorno alle 20mila bottiglie di Bolgheri rosso, Superiore e vermentino. La nuova era, come ci conferma l’enologo, con la prima uscita firmata interamente Bonacchi, la 2022, conterà 12-13mila bottiglie di Bolgheri rosso, per adesso. Negli ultimi tempi nell’areale bolgherese non essendoci praticamente più ettari iscritti a Doc (ormai chiusa), il prezzo medio che prima andava da 500 a 800mila ad ettaro, ha raggiunto anche il milione ed è in crescita. Le operazioni sono diventate molto soggettive e il mercato aperto ad offerte anche più elevate. Se si considera che lo sfuso, ormai quasi introvabile, per volontà anche dei produttori, raggiunge cifre di 12 euro al litro per il Bolgheri rosso e anche 16 euro per il superiore. C’è stata, negli ultimi anni, la ferma volontà di non vendere più sfuso da parte dei produttori stessi per evitare la mercificazione appunto di un brand stellare e che non vuole svendere l’artigianalità e il pregio del lavoro che la denominazione con forza ha portato avanti negli anni, raggiungendo con grandi risultati i mercati di tutto il mondo. Divina Vitale