BIBBONA Di padre in figlia, la tradizione, in fatto di vini, non solo si trasmette ma anche si rinnova. Sì perché Sophia Antinori, diciassette anni, figlia del guru Lodovico, tra i padri di vini epocali come Masseto ed Ornellaia, e appartenente ad una delle famiglie più longeve del vino mondiale, ha proposto al padre di fare un rosato. “Perché no? – ha detto Sophia– in Inghilterra, dove studio, è molto commerciale e tra i giovani è prediletto. E’ stato un lavoro “di famiglia”, sono molto felice del risultato è stato bello crearlo a fianco di mio padre, per molti un mito del settore”. E così Lodovico non ha fatto altro che guardarsi indietro e ripescare un’altra tradizione tutta familiare. Era stato il padre a produrre il primo rosé commercializzato a Bolgheri, negli anni ’60, che ottenne la denominazione Doc e poi perpetuato dall’altro figlio Piero Antinori, col nome Scalabrone (ancora oggi prodotto) nella Tenuta di Guado al Tasso a Bolgheri.
Si chiama Sof (60% syrah e 40% cabernet franc), proprio in onore della figlia, ed è stato presentato agli agenti, in anteprima, alla Tenuta di Biserno di Bibbona, una terrazza spettacolare che si apre da un lato sul mare e dall’altro sulle colline, con lo sguardo che si perde e si riempie di vigneti interminabili. Persino l’idea della bottiglia è stato un recupero all’interno della produzione familiare. Già il padre lo imbottigliava in una bottiglia a forma di anfora ma Lodovico ha aggiunto la satinatura. E così passato, presente e futuro si sono fusi in questa nuova esperienza vitivinicola. “Non è stato semplice – ammette Ranieri Orsini, Direttore viticoltura e produzione dell’azienda – abbiamo piantato nuove vigne, non si tratta certo di un vino creato da avanzi e in questo sta tutta la sua particolarità e innovazione. Abbiamo poi scelto una bottiglia a forma di anfora allungata e satinata, privata di polvere di zinco e piombo, quindi ecologica. La polvere di vetro è stata come spruzzata sopra poi passata in forno e ricotta. La lavorazione è stata eseguita in Piemonte. Il nome Sof è stato stampato a caldo sul vetro e l’etichetta è sistemata appositamente alta perché esca dal cestello dove solitamente è posta per mantenerla in fresco. Per adesso partiamo con 8000 bottiglie, annata 2015”.
“In Italia – dichiara Lodovico Antinori – il rosato è visto un po’ come un vino prodotto per svuotare le cantine, da mandare ai supermercati, quasi per liberarsene. Quello fatto con uve d’avanzo intendo, noi invece abbiamo piantato nuove vigne. In realtà sta diventando un prodotto sempre più richiesto soprattutto in zone, come questa, che propongono una discreta ristorazione ittica. Inoltre da una ricerca sui social e network americani si trovano tanti siti dedicati al rosé che danno vita a dibattiti on line molto animati. Prevedo un buon ritorno con un alzamento di livello per il futuro. Ringrazio mia figlia per averci spinto in questa direzione – aggiunge – il costo sarà leggermente più alto ma va considerato anche il lavoro e l’imbottigliamento che verte verso un concetto eco”. Un prodotto completamente artigianale, nato in casa, dall’amore di un padre per una figlia, pronta a rinnovare un mondo che le appartiene da generazioni. (foto e testi riproduzione vietata- copyright Bolgheri News 2016)