Siamo alla fine del 2019 ed incontriamo la Lady Cabernet del vino bolgherese, Cinzia Merli. Perché Le Macchiole non si ferma e ci sono tante ed importanti novità. Nuovi terreni, nuovi vigneti, un nuovo centro agrario aziendale e un ampliamento della cantina. Almeno per ora. Tutto questo con i piedi sempre ben piantati a terra. Oggi che non è più da sola con il fratello Massimo a gestire l’azienda (e l’enologo che vi è cresciuto dentro, Luca Rettondini), oggi che sono arrivati a pieno ritmo, al suo fianco, i due figli Elia e Mattia. Oggi che si è pronti a guardare al futuro con serenità ma senza abbassare la guardia. Perché nonostante i risultati e i riconoscimenti non ci si sente mai arrivati. E c’è ancora tanta strada da fare.
Fine anno è sempre momento di bilancio, il vostro ?
Un 2019 pieno di novità e di grandi soddisfazioni che ci fanno guardare al futuro con grande entusiasmo. Abbiamo appena terminato il nuovo centro agrario aziendale in località Le Ferruggini che ci darà maggior respiro nella gestione degli spazi, acquisito nuovi terreni dove impianteremo nuovi vigneti. Inizieremo, inoltre, a breve, un ampliamento della cantina nella parte di vinificazione. Abbiamo infine concluso una vendemmia incredibile, insomma un’azienda come sempre super dinamica e questo mi riempie di felicità.
Le Macchiole negli ultimi anni raccoglie un successo dietro l’altro. E riuscite sempre a stare coi piedi per terra…
Piedi per terra sempre. Nonostante tutti i consensi che ci vengono da ogni parte del mondo, dai nostri clienti e dagli importanti successi mediatici, non bisogna mai rinchiudersi in una gabbia dorata. Dare al nostro lavoro sempre più concretezza e bellezza è il nostro obbiettivo. Provare sempre a migliorarsi in tutte le sfaccettature che questo lavoro ci mette davanti. Io la penso così e Le Macchiole operano seguendo questa filosofia.
Bolgheri sta vivendo un momento d’oro: lei è nel trittico delle donne al timone della Doc. Cosa c’è nel futuro di questa talentuosa denominazione?
Non ci sono dubbi sul fatto che Bolgheri negli ultimi anni sta avendo un grande successo mediatico e di mercato. Cosa c’è nel futuro? Credo ci sia ancora molto lavoro da fare. Bolgheri è ancora oggi una zona in pieno fermento. Nuove aziende, nuovi vigneti, più attenzione alla parte vitivinicola, un continuo studio sulle singole varietà e sui terreni. Ma il vigneto Bolgheri è molto giovane. Ci manca l’esperienza, ci mancano le vendemmie alle spalle, elementi determinanti per rendere forte ed inattaccabile una denominazione.
Pensate ad una anteprima per esempio o qualche evento sulla scia del 25esimo?
Per il momento stiamo ancora ragionando sul da farsi. È certo comunque che ci sarà un evento nel futuro della DOC Bolgheri, ma ancora non siamo in grado di dire quale sarà il format. Difficile che si tratti di un evento simile a quello del 25esimo. In quell’occasione dovevamo festeggiare un traguardo, da adesso in poi dovranno essere i vini i veri protagonisti degli eventi che verranno.
L’azienda è in continua evoluzione si lavora a vini sempre più espressione del terroir. Forse non tutti sanno che lavorate in biodinamico?
In effetti non è propriamente corretto dire che lavoriamo in biodinamico. Essere biodinamici è un’altra cosa. Diciamo piuttosto che ormai dal 2010 ne adottiamo alcune delle pratiche ad integrazione dell’ormai consolidata biologica. Ci piace invece ricordare che siamo biologici ormai dal 2002 ed è questa evoluzione che ci ha portato ad avere un cambiamento importantissimo sulla qualità delle uve e conseguentemente su tutti i processi di vinificazione.
Cosa cercate adesso nel vino con questa conversione?
Può sembrare banale lo so, ma la ricerca dell’espressione territoriale è diventata per noi un punto di arrivo importante. La scelta del monovarietale non è stata fatta a caso: l’idea è quella di raccontare un territorio attraverso un vitigno con la nostra interpretazione. In questo modo, secondo noi, l’espressione territoriale diventa una componente primaria del vino stesso.
Siete stati i primi ad investire e credere in un monovitigno a Bolgheri, il Cabernet Franc. Oggi sembra rappresenti una parte del futuro del territorio, forse anche per il cambiamento climatico. E se ne stanno accorgendo anche a Bordeaux…
Credo non ci siano dubbi sul fatto che il Cabernet Franc qui abbia trovato le condizioni ottimali per dare vini di grande spessore ed eleganza. Ma trovo riduttivo attribuire a questo vitigno il futuro della DOC Bolgheri. Il clima è cambiato e sta cambiando, ormai ne siamo tutti consapevoli. Ma proprio per questo motivo la prima cosa da modificare non sono necessariamente i vitigni ma il nostro approccio alla viticoltura. È infatti impensabile condurre i vigneti con le stesse tecniche di 10 anni fa.
Ci sono novità sul futuro dell’azienda?
Beh si, le idee sono tante. È la prima cosa che ho imparato, non fermarsi mai e mi piace spostare ogni volta l’asticella degli obiettivi sempre più avanti. È di grande stimolo per me, per tutti noi, ora poi che i miei figli sono entrati a pieno titolo in azienda, le energie a disposizione sono aumentate…
Anche con voi il passaggio generazionale è alle porte…
Come dicevo prima, Elia e Mattia sono ormai in azienda a tempo pieno. Ammetto che non è per niente facile lavorare in famiglia; le dinamiche decisionali, le relazioni con gli altri cambiano totalmente. Ma adoro vedere la loro passione, la loro voglia di dare un contributo personale all’azienda che per anni è stata solo una mia responsabilità. Non amano molto apparire, e in questo un po’ mi assomigliano, purtroppo, ma stanno pian piano inserendosi in tutti i settori dell’azienda in modo da capirne le dinamiche e coglierne ogni aspetto.
Sono a dimora nuovi vigneti in zone collinari. Nuovi vini in arrivo? I
In realtà no. Stiamo lavorando per dare più completezza ai vini già esistenti. Quindi “semplicemente” delle nuove vinificazioni che in qualche modo andranno a dare ai monovarietali già esistenti una maggiore complessità. Quindi nessun vino nuovo, almeno per il momento.
La 2019 è considerata una bella annata voi che ne pensate?
Siamo estremamente soddisfatti. Annata di maturazioni perfette, con buone acidità e tannini vellutati. Un’annata insomma che ti rimette in pace con la natura dopo le difficoltà delle due vendemmie precedenti.
Sarete ad Opera wine tra le grandi etichette del pre Vinitaly… si ricomincia da lì con le fiere?
Si, saremo a Opera Wine organizzato da Wine Spectator, evento di apertura della settimana veronese, al quale partecipiamo dalla prima edizione, e questo naturalmente ci riempie di orgoglio. Ma non sarà la prima “fiera” del 2020. Inizieremo infatti da febbraio con le degustazioni organizzate dai nostri distributori Italiani, a seguire Terre di Toscana, poi Prowein, oltre a qualche breve viaggio all’estero… insomma anche qui non ci fermiamo mai