Salvatore Settis, già Direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa, vive in Toscana ormai da molti anni. Lasciò la Calabria, sua terra natia, per iscriversi alla facoltà di Lettere dell’Università di Pisa e alla Scuola Normale. Nato a Rosarno, antica città fondata dai greci con il nome di Medma, ha cominciato a respirare il profumo delle antiche vestigia della grandissima civiltà che si insediò lungo le coste calabresi già dall’VIII sec. a.C. Lo spiritus loci era in empatia con il bambino Salvatore che, girando per le campagne con il nonno, non poteva rimanere indifferente alla grandezza della civiltà che si era insediata e aveva progredito sul territorio calabrese, lasciando segni maestosi della sua venuta. Scrittore, autore di saggi, esperto d’arte, archeologo, Settis ha percorso tutte le tappe di una carriera che, come un grafico, è arrivata all’apice. Cultore del passato, intellettuale sofisticato sa cogliere (al di là della sua miriade di specializzazioni) tutte le problematiche legate al nostro Paese …

specialmente quelle della politica che è riuscito ad osservare attraverso una lente di ingrandimento. Incarna la figura dell’intellettuale che non se ne sta chiuso nella torre d’avorio ma lotta affinchè ci sia un rispetto per i diritti sanciti dalla nostra Costituzione in particolare nell’ambito territoriale , paesaggistico e dei beni culturali di cui l’Italia è simbolo. Dal 2000 al 2010 diviene protagonista di una battaglia contro la svendita del patrimonio culturale vincendo anche il Premio Viareggio nel 2003 con il libro “Italia S.P.A. L’assalto al patrimonio culturale”, battaglia che prosegue ancora oggi battaglia che prosegue ancora oggi, con articoli e interviste sui principali organi di stampa nazionali e stranieri. Nel 2009 è costretto a dimettersi dalla carica di Presidente del Consiglio Superiore dei beni Culturali a causa dei tagli del governo Berlusconi e dei contrasti con il Ministro dei Beni Culturali Bondi. Il Prof Settis fu il primo nel 2008 ad indignarsi per come San Vincenzo, dove lui ha la residenza estiva, si stesse cementificando distruggendo parte di un patrimonio territoriale di proprietà anche dei cittadini, come viene sancito nell’articolo 9 della Costituzione.
Professore lei ormai vive parte dell’anno a San Vincenzo, come ci è capitato?
Vivendo a Pisa ormai da quando, giovane studente, avevo lasciato la Calabria, volevo acquistare una casa per le vacanze in un territorio ricco di natura e che fosse lontano dalla città. Un luogo tranquillo e riservato. Il mio caro amico Oliviero Toscani, che già viveva in questa zona, mi parlò della costa sanvincenzina come di un luogo particolare, ricco di energia positiva, di archeologia e legami con il mare e i popoli che arrivarono sulla costa secoli fa. Caratteristiche che mi ricordano la mia terra dove i resti della civiltà Greca sono ancora ben visibili. Trovai una casa molto interessante sulla collina di San Bartolo, era stata costruita negli anni ‘70 da un architetto svizzero, senza forzare o danneggiare l’ambiente, una casa molto discreta che non si vuole mettere in mostra. Mi piacque molto anche l’impatto con gli abitanti del luogo, civili, cortesi che mi hanno fatto sentire subito a mio agio.
Lei è uno tra i maggiori esperti d’arte e archeologia, che cosa pensa della zona archeologica dei Parchi Della Val di Cornia?
Questa zona è splendida, ero molto amico del Prof. Riccardo Francovich che ha portato alla luce San Silvestro. Prima che lui morisse dovevamo incontrarci, mi aveva inviato una mail nella quale mi lanciava un allarme riguardante la situazione dei governi locali che stavano andando verso un declino progettuale e gestionale del territorio in particolare grazie alla tendenza di concedere permessi di edificare anche in zone di pregio. In relazione a questo, Riccardo Francovich chiedeva il mio aiuto per cercare di bloccare un simile proposito, ma purtroppo la sua morte ci ha impedito un’azione comune. Posso dire che durante la presidenza dell’ architetto Massimo Zucconi c’è stato un vero boom della gestione della Parchi. Una gestione competente, appassionata, perfetta, che vide un connubio tra Comuni e Stato che valorizzavano il patrimonio artistico e naturalistico. Persino il Sole 24 ore si accorse di questa eccellenza e ne fece addirittura un libro. Oggi noto come la situazione si sia trasformata, sembra che la gestione sia fiacca, molto più legata alla politica che alla passione e questo fa pensare e temere sviluppi non proprio felici come presagiva il mio collega Francovich.
Perchè la stagione turistica dura sempre meno, quali sono gli errori commessi dalla nostra amministrazione?
Il territorio di San Vincenzo è tormentato dalla cementificazione che denunciai già nel 2008 con la giunta di Michele Biagi. C’è un numero molto alto di non residenti e di case estive che superano di gran lunga il 20% dei residenti, cosa che è proibita in altri paesi, per esempio in Svizzera, dove è stato stabilito per legge il tetto del 20 %. I non residenti vivono poco il paese, se non nei mesi estivi, e quindi hanno meno cura del territorio e meno amore, lo usano e basta. Purtroppo i Comuni vivono di oneri di urbanizzazione, che oggi sono spesso quasi la loro unica risorsa. Una legge Bassanini consentì di usare gli oneri di urbanizzazione per la spesa corrente, e poco dopo Berlusconi tagliò i fondi ai Comuni, che oggi per sopravvivere si sentono costretti a svendere i territori. C’è una lega dei “Comuni virtuosi” che si impegnano a “zero consumo di territorio”, ma ci sono moltissimi comuni che virtuosi non sono, e continuano a consumare il territorio, che è la loro risorsa più preziosa. E’ davvero una politica miope.
Questo paese così bello tra mare, collina, arte e tradizioni dovrebbe avere una gestione diversa, e l’immagine del palazzo Comunale, da anni puntellato con tavole e tubi di ferro arruginito, non è certo positiva. Non parliamo poi del paesaggio, le regole che lo tutelano sono sempre meno ferree e si allentano come una maglia. In buona parte d’Italia i politici pensano a mantenere il loro potere senza curarsi né del patrimonio artistico e tanto meno di quello ambientale tutelato dalla Costituzione, che è un bene comune di tutti i cittadini e non deve essere svenduto per niente al mondo. Né alla destra né alla sinistra interessa ripristinare i fondi tagliati nel 2008 a tutela dell’arte e dell’ambiente, oggi a quel che pare tutto può essere monetizzato e tutto può esser posto in vendita. In Europa l’Italia è la nazione che spende di meno in cultura e taglia di più nei fondi necessari alla protezione del territorio.
Che ne pensa del Parco di Rimigliano?
Lo visitai proprio con il sindaco Biagi e penso che sia assurdo ampliare i volumi in una zona dove l’equilibrio tra flora e fauna verrebbe distrutto. Sarei favorevole alla ristrutturazione dell’esistente con il ripristino delle case poderali ma con regole ferree dettate dal buongusto e secondo i dettami della Sovrintendenza delle Belle Arti .
La cultura e la meritocrazia in Italia come sono messe?
La crisi è legata ai politici che non credono nella cultura e nella meritocrazia, basti vedere che nessun ministro ha pensato di ripristinare i fondi tagliati nel 2008 (metà dell’intero bilancio dei Beni Culturali). La meritocrazia dovrebbe essere normale consuetudine per incarichi dove si richiede competenza e preparazione. Oggi va molto di moda, al contrario, “l’appartenenza”, sia gruppi politici e a gruppi familiari importanti che aprono le porte al lavoro sia in ambito culturale che economico. Comunque non bisognerebbe assistere passivamente a questa situazione ma indignarsi e protestare per come si stanno mettendo le cose in Italia: i tagli al welfare, la privatizzazione del territorio, la mancanza di personale negli enti pubblici, la perdita di potere delle istituzioni, l’abolizione della Guardia Forestale dovrebbero farci riflettere.
Cosa si potrebbe fare per tutelare il nostro patrimonio archeologico e artistico?
Occorre rilanciare le Sovrintendenze territoriali, fare concorsi per nuove assunzioni, rinegoziare i rapporti tra Stato, Regioni e Comuni per quanto riguarda la gestione del territorio. I monumenti devono essere studiati e “tutelati”, e non solo valorizzati con spettacoli o altro. Quanto alle mostre, invece, bisognerebbe fare solo quelle che servono davvero alla conoscenza del nostro territorio.