Per parlare della verticale di 16 anni del Bolgheri Rosso Le Macchiole voglio partire da Paleo rosso. Paleo è il Cabernet Franc in purezza, il primo che ha dato il via ad una sperimentazione visionaria fondamentale per gli sviluppi del territorio e della Doc Bolgheri. Prima annata come vino da tavola 1989, diventa Bolgheri superiore nel 1994 andando verso la purezza. L’azienda è Le Macchiole. Ma facciamo un passo indietro. L’occasione la porge una verticale emozionante e storica. Quella del Bolgheri rosso 2004-2019: 16 anni. Bolgheri nasce come blend, oggi forse si è un po’ dimenticato, per “moda” o altro. Diciamo che con il profondo cambiamento vissuto dalla Doc per vari fattori come il clima, le nuove tecnologie, i nuovi gusti, in soli 25 anni, le asticelle si sono spostate molto. E ben in salita. È stato molto bello ritrovare nel bicchiere la ricchezza balsamica e la ricerca di stile fin dai primi anni di produzione. Si sa che il primo vino porta con sé meno aspettative, forse solo per il consumatore, rispetto al Superiore ma a Le Macchiole non è mai stato così. Perché Bolgheri rosso è nato dopo Paleo e quindi è stato cercato, studiato, vissuto. E tutti questi calici in assaggio, senza saltare un’annata, con estremo coraggio e franchezza dimostrano il carattere e la determinazione di una produttrice, Cinzia Merli e del suo staff. L’enologo Luca Rettondini, in azienda dal 2008, giusto per citarne un altro. Il fratello Massimo Merli e da qualche anno a pieno regime i figli Elia e Mattia Campolmi. Un vino più che degno, ogni annata, sempre più a fuoco negli anni. Un calice che sa piacere nel suo equilibrio e nella bellissima beva che lo contraddistingue. Una vita quella dei Rossi che emoziona calice dopo calice con punte, a tratti, epiche. Basti pensare all’annata 2013 una meraviglia di grazia ed intensità. Dopo, nei vintage a venire, un crescendo mai più pacatosi. È una consapevolezza sempre più tangibile.
E chiudo tornando a Paleo il vino che più racconta il Dna dell’azienda. Ha gettato una nuova era bolgherese, con semplicità, intuito geniale allora. Ha aperto la strada ad uno dei vitigni di riferimento per il presente e il futuro di tutta la Denominazione.
TASTING:
Le Macchiole Bolgheri Rosso
2004
Prugna suchella passata in forno. Tostatura elegante, mi ricorda proprio il vino di quegli anni. Frutta ben presente. In bocca ha ancora da raccontare.
2005 Cenni balsamici e mentolati. Sembra uscire dalla macchia con ardore e piano piano sa riconquistare il palcoscenico.
2006 Coerenza olfattiva con i precedenti calici, parte balsamica più scalpitante. Il sorso è intenso e a tratti vivo. Tostato sussurrato.
2007 Il naso è meno a fuoco ma il sorso è netto. Sconta ancora la ruvidezza dell’annata.
2008 Un calice molto ricco, pieno di odori mediterranei. Bello l’eucaliptus che spinge. Intensa energia e vibrazione. In bocca è proprio buono.
2009-2010 Sono i campioni più stanchi. Si dimostrano meno reattivi e svaniscono in fretta.
2011 Annata difficile con ancora uno spessore alcolico presente.
La 2012 si è assottigliata, non si espone troppo e resta poco a fuoco.
2013 Sbalordisce. Wow! Un bel calice davvero, di grazia e finezza. Il Franc protagonista esce con sicurezza e si sente!
2014 Quasi oleosa, grassa. Balsamico con una piacevole trama tannica. Eleganza e finezza. Bella tensione e compostezza
2015 Tutta la bellezza dell’abbondanza. Pienezza e allo stesso tempo freschezza in bocca. Potrà vivere altri cento anni.
2016 Ti fa un regalo a farsi bere. Da venerare con orgoglio.
2017 Ritorna lo slancio balsamico che è anche il filo conduttore della verticale. Breve ma a fuoco. Più erbaceo ma ben risolto.
2018 Ricco di espressività. Leggera tostatura. Il frutto al forno, intenso. In bocca si fa godere e scorre veloce al centro ma piacevolmente. Ha un suo equilibrio e un suo carattere.
2019 Un calice che inebria e chiama il sorso. Energia pura per un compendio di frutta, odori di macchia, fiori che appaga già solo l’olfatto. Una volta che entra in bocca vorresti non finisse più.