Lara Landi
Lara Landi

Lara LandiUn’azienda olearia che potrebbe essere scambiata per una di vino se non altro per l’architettura, seppur tutta fatta in casa, che la contraddistingue.  Un plauso va all’originalità della struttura che non passa inosservata e colpisce subito dall’esterno, proprio perché lascia intravedere l’interno. Un gioco di vetrate, gallerie, arcate e corridoi che trasmettono la sensazione di trovarsi all’interno di un museo, nel quale si celebra l’olio, con estrosità e attenzione, minuziosa. Siamo poco fuori da Venturina  presso la Tenuta Eleonora di Toledo.  Un progetto condotto a quattro mani dalla responsabile commerciale e titolare Lara Landi col marito Bruno Pietrini, guru della Sider Piombino. Non a caso la struttura è composta principalmente di acciaio. L’entrata del frantoio è costituita da una parte frontale fatta di pietre di recupero. Il resto dell’edificio è stato ricoperto da terra e piante ed è perfettamente ospitato dal contesto naturale circostante. 

La cantina interrata, dove viene conservato l’olio (in fusti di acciaio inox), è costituita da una sorta di tunnel, che gira lungo tutto il perimetro della struttura.  Il nome ha radici nella storia perché, nonostante l’azienda nasca nel 1996, è in memoria della Duchessa Eleonora di Toledo che nel 1500 vi passava le estati. Sulla collina, infatti, tra Campiglia e Cafaggio, si erge il “Palazzaccio”, il castello di origine longobarda e nella zona pianeggiante, in località “Bandita”, la casa padronale. Si narra che questa donna al tramonto si concedesse una passeggiata cavalcando all’amazzone, pratica che all’epoca era proibita alle donne. Riuscì a dare il via ad un rinascimento agricolo della zona circostante realizzando opere di bonifica della palude che allora occupava gran parte del territorio e anche al primo allevamento di cavalli (il marchio dell’azienda infatti raffigura un cavallo stilizzato). “L’obiettivo – spiega  Lara Landi –  è di produrre un olio di alta qualità, senza compromessi, un volano per far conoscere  l’eccellenza di questo territorio”.  Nell’azienda è stata effettuata una mappatura delle singole cultivar presenti, tutte le 10600 piante sono state catalogate. Questo permette di raccogliere per tipo di varietà di pianta. “Il tempo che intercorre dalla raccolta alla frangitura è fondamentale – continua – meno tempo passa, migliore sarà la qualità dell’olio prodotto. In questo modo le olive non hanno il tempo di restare ammassate in un ambiente che inevitabilmente aumenterà la sua temperatura, creando fenomeni di fermentazione”. Le tipologie di olive sono:  40% Frantoio; 30% Moraiolo; 15% leccino; 10% Pendolino; e 5% Leccio del corno, top aziendale. Divina Vitale

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